MILANO – Anche se l’epilogo contro il Cagliari dovesse rivelarsi una semplice passerella nel deserto di San Siro, con la massima aspirazione di trovare l’oasi vicino alle panchine riservata al cosiddetto cooling break, che per chi si ostina a usare ancora l’italiano sarebbe la pausa per dissetarsi, il Milan può essere soddisfatto di avere aggiustato il suo campionato. Lo ha aggiustato principalmente Ibrahimovic, che anche senza la catapulta Rebic squalificato mira ai gol in doppia cifra nel suo ritorno in serie A (è a 9, il decimo lo ha già segnato in Coppa Italia): non male, per essere arrivato a gennaio. Per dire che lui non invecchia, si è paragonato a Benjamin Button, personaggio letterario e cinematografico. Ma il messaggio alla società è chiarissimo: ho quasi 39 anni, però non li dimostro, quindi merito un contratto adeguato a chi in campo fa ancora la differenza. L’opzione per due anni di contratto, con un secondo anno in più da calciatore o da dirigente, sarà allettante ma non dirimente: se il Milan partirà dai 4 milioni netti in su più bonus, è probabile che debba alzare l’offerta. Ibrahimovic, in questi sette mesi, è stato un leader credibile e lo rimane, tanto più come trascinatore di una squadra molto giovane.
Media d’età 22 anni, è mezza squadra
Dal 2014, anno della sua ultima apparizione in Champions League, per il Milan la stagione più importante è sempre quella che verrà. Sarà così anche stavolta, ma con una differenza: la squadra titolare sembra già pronta e la media d’età molto giovane sottintende prospettive di crescita tecnica e di personalità. Tolti gli ultratrentenni Ibrahimovic e Kjaer e tre non certo vetusti come il ventisettenne Rebic, il ventiseienne Çalhanoglu e il venticinquenne Romagnoli – gli ultimi due dovrebbero restare, saranno decisive gli incontri delle prossime ore con i rispettivi procuratori – soltanto il ruolo di terzino destro è presumibilmente vacante, data la probabile bocciatura di Conti e Calabria, anche se il primo nuovo acquisto di Maldini, il ventenne Kalulu del Lione, è proprio un terzino eclettico e anche se contro la Sampdoria Saelemaekers nel secondo tempo ha fatto le prove proprio da terzino destro. Lo scenario anagrafico è noto. Donnarumma è un portiere veterano di 21 anni. Hernandez, terzino sinistro goleador, avrà 23 anni a ottobre e Bennacer, regista dinamico, li avrà a dicembre, quando il possente interno Kessié ne compirà 24. L’esterno Saelemaekers ne ha appena festeggiati 21, come Leao ancora in gol spettacolare, e sono già 4 dopo la ripartenza del campionato. Paquetà, riserva di lusso e verosimile cessione ma comunque nazionale brasiliano, ne farà 23 ad agosto. Significa che sei possibili pilastri del futuro – Donnarumma, Hernandez, Bennacer e Kessié, ma anche Saelemaekers e Leao, se continueranno a migliorare – a fine 2020 porteranno potenzialmente la media d’età di metà squadra a 22,16 anni. Una risorsa formidabile. Sta al Milan, adesso, resistere alle offerte in arrivo, soprattutto a quelle del Psg per Hernandez e Bennacer. La miscela tra gioventù ed esperienza, sostengono Ibra e Maldini, è la chiave per la Champions. La società pare intenzionata ad ascoltarli. Pioli, parlando delle tre partite a settimana coppe europee incluse, ha sottolineato che per una squadra giovane è ovviamente più semplice reggerle.
Fonte: Repubblica.it