LOS ANGELES, CALIFORNIA - FEBRUARY 21: LeBron James #23 of the Los Angeles Lakers reacts during the fourth quarter in a game against the Memphis Grizzlies at Staples Center on February 21, 2020 in Los Angeles, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. (Photo by Katelyn Mulcahy/Getty Images)
La lista dei giocatori presenti al memorial in onore di Kobe e Gigi Bryant (“A celebration of life”, come è stato intitolato l’evento allo Staples Center) è lunga e prestigiosa, unendo nomi del passato a quelli del presente. C’erano veramente tutti, da Bill Russell a Jerry West, da Kareem Abdul-Jabbar a Magic Johnson, da Phil Jackson a Shaquille O’Neal oltre agli avversari di mille battaglie — Steve Nash e Russell Westbrook, Kyrie Irving e James Harden — e quasi tutti i rappresentanti dei Lakers di oggi. Quasi perché uno — il più popolare e
famoso di tutti — non si è visto, almeno pubblicamente. Il quotidiano più autorevole di L.A., il Los Angeles Times, include nella lista dei giocatori gialloviola presenti all’evento in onore di Kobe e Gigi Bryant anche LeBron James, ma il n°23 dei Lakers non è salito sul palco — come hanno fatto ad esempio MJ e Shaq — e non è neppure mai stato inquadrato dalle telecamere all’interno dello Staples Center. In un’occasione è stato evocato direttamente, con una battuta da parte di Diana Taurasi, la leggendaria giocatrice WNBA che nel commentare la precocità in campo di Gianna Bryant ha detto: “Chi ha mai visto una ragazzina di 11 anni avere un tiro in svitamento cadendo all’indietro? Ce l’ha a malapena oggi LeBron James”. Nel momento stesso in cui ha pronunciato la battuta, la Taurasi ha rivolto in due momenti diversi il suo sguardo alla sinistra del palco, come a cercare direttamente il contatto visivo con James — quasi a “scusarsi” del simpatico siparietto. Ma LeBron è rimasto un oggetto misterioso nell’ultima notte di Kobe, un dato di fatto che però potrebbe tranquillamente nascondere la volontà del n°23 di L.A. — che già aveva preso parola in mezzo allo Staples Center nella prima gara disputata dai Lakers dopo la morte di Bryant, contro Portland — di cedere il palcoscenico agli altri protagonisti della serata vivendo invece in maniera molto personale e riservata l’ultimo addio a un suo grande amico e collega.
Fonte: Sky Sport
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