Calciopoli: l’ex dirigente Luciano Moggi chiama in causa Adriano Galliani

Calciopoli, il grande scandalo che scosse il mondo del calcio italiano nel 2006, torna sulla scena nazionale a distanza di 10 anni. Questa volta, ad essere messo sotto accusa è il dirigente del Milan: Adriano Galliani.

La stessa accusa ha un nome ed una identità ben precisa: Luciano Moggi, considerato il maggiore artefice della bufera Calciopoli del 2006. L’ex dirigente juventino, intervistato alla trasmissione di Giuseppe Cruciani, La Zanzara, rivela che il caso Calciopoli scoppiò a causa dell’allora presidente di Lega.

Il tutto ebbe inizio durante un incontro a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stesso Moggi. Durante tale colloquio, il Presidente del Milan avrebbe proposto, all’ex membro della Triade, un incarico nella squadra meneghina e la cosa non sarebbe stata gradita da Galliani, il quale successivamente avrebbe dato inizio alla bufera nota a tutti.

Lo stesso Moggi ha messo sul piatto anche altri episodi dubbi che avvennero negli anni precedenti al 2006. Ad esempio, dal dal 2000 al 2004, successero cose irregolari come nell’anno dello Scudetto della Lazio con la partita Perugia-Juve sotto l’alluvione o il tricolore giallorosso, del 2001, grazie alla legge sugli extracomunitari e il caso Nakata.

Riguardo il match contro la compagine umbra, Moggi porta all’attenzione una intercettazione tra Galliani e l’arbitro Collina (direttore di gara di quella partita) in cui il fischietto più famoso d’Italia, parlando con il milanista, diceva che sarebbe entrato dalla porta di servizio del luogo di incontro così da non essere visto. A suo dire, c’era un quadro già organizzato affinché, non potendo il Milan vincere, anche la Juve restasse a bocca asciutta.

Anche il presidente delle Federcalcio Tavecchio viene tirato in ballo da “Big Luciano”. Come fatto notare da Moggi, Tavecchio,che allora ricopriva la carica di presidente della Lega Nazionale Dilettanti, veniva spesso a Torino per parlare delle difficoltà della Federazione a Giraudo.

Per il mondo degli arbitri italiani,invece, sono state spese  solo belle parole di conforto. Moggi, infatti, dichiara che 30 arbitri inquisiti sono stati assolti e per alcuni è dovuto intervenire direttamente lui per pagare le spese giudiziarie.

Il motivo di questa decisione? Un puro sentimento di pena.

Invece, a chi lo accusa, come la Cassazione, di avere avuto una posizione di potere all’interno del sistema calcio, lui risponde così:Avevo potere perchè lavoravo bene. Ma il potere non è reato“.